Se c’è stato un momento in cui i giovani hanno mangiato pane e musica portandosi testi di canzoni come Salmi della Bibbia …beh questo è stato il periodo del primo Bob Dylan!
il “Maestro”!
Il più grande cantautore , o quantomeno il più influente , della storia della musica contemporanea.
Menestrello degli anni ’60, della protesta generazionale,uomo dalle mille facce, dalla vita complessa, dai cambi repentini di scelte esistenziali, di sguardi sull’America.. è di fatto egli stesso un’intera enciclopedia delle mille sfaccettature culturali di più generazioni di americani.
Da questo profondissimo pozzo che è la sua carriera noi pescheremo qui un certo mood..
In questa puntata tratteremo infatti del Dylan “acustico”; la chitarra …i testi “impegnati” …la colonna sonora della gioventù dentro le marce dei diritti civili.. nelle utopie degli anni 60′.
Non c’è cantautore …non c’è giovane musicista con la chitarra in spiaggia …non c’è “animo sensibile” che vuole mettere in musica le proprie inquietudini attraverso gli arpeggi dedicati del folk ……che non abbia l’archetipo di Bob Dylan.
È parte dell’ inconscio collettivo mondiale.
Qui parleremo dei primissimi dischi, di pietre miliari assolute.
Tre album, tre capolavori.
Registrati in un biennio d’oro(1963-1965) che si configura come l’ architrave della mitologia dylaniana.
Buon ascolto !
Link:
https://www.google.com/amp/s/www.wired.it/amp/182130/play/musica/2017/06/06/bob-dylan-discorso-nobel/
